Colloqui sulla Comunicazione - Incontro con il Dott. Francesco Giorgino, 19 aprile 2023
Colloqui sulla Comunicazione Istituzionale
Incontro con il Dott. Francesco Giorgino
Giornalista, conduttore Tg1-RAI (2000-2022), docente LUISS
"Come si scelgono le notizie? Interesse vs. importanza, Good News vs. Bad News"
Mercoledì 19 aprile 2023
Aula Álvaro del Portillo
Come si scelgono le notizie? Interesse vs. importanza, Good News vs. Bad News”, questo è stato il tema dell’incontro di mercoledì scorso in facoltà con il Prof. Francesco Giorgino, Giornalista, conduttore Tg1-RAI (2000-2022) e Docente Luiss School of Government.
La domanda fondamentale per Giorgino è: “Perché i giornalisti decidono che un accadimento è notizia e un altro non lo è?”. La parola chiave è il “News Making”, un concetto che si riferisce alla produzione dell’informazione. Ci sono, ha spiegato, “le logiche dell’informazione e le logiche del marketing” che contribuiscono a produrre l’informazione, oltre a numerosi altri fattori da considerare. Ma, restando nelle logiche dell’informazione, quali sono le linee guida?
La scelta delle notizie avviene in tre fasi ha puntualizzato Giorgino: la fase della "selezione, la fase della gerarchizzazione, e la fase del trattamento”. Nella fase della selezione, “i giornalisti scelgono gli accadimenti, i fatti, gli eventi che poi si trasformano in notizie nel momento in cui vengono portati a conoscenza del pubblico di massa”. La selezione si basa sulla “notiziabilità” di un accadimento, cioè, “sulla capacità e potenzialità di un fatto di diventare notizia”. Poi c'è la fase di gerarchizzazione che consiste nel determinare quali sono gli accadimenti che hanno più peso rispetto agli altri. Infine, la fase del trattamento che ha lo scopo di stabilire “come presentare il contenuto informativo all’attenzione del pubblico”.
Nel corso degli anni, ha ricordato Giorgino, siamo passati da un modello di comunicazione verticale, “one to many”, tipico del ‘900 – rappresentato, ad esempio dal sistema televisivo – ad un modello “da molti a molti, da uno a molti e da molti a uno”, tipico dell’ambiente digitale. A questo va aggiunta anche l'intelligenza generativa, il metaverso, chatgpt, ecc. con tutta la fase della tematizzazione, per ricontestualizzare l'evento all'interno del sistema. Oggi dunque “ci troviamo in un contesto socio-culturale e tecnologico nel quale il cambiamento più importante è sul versante del ricevente. Addirittura, si parla di co-creatività dei riceventi. Ognuno di noi è al tempo stesso consumatore ma anche produttore di un certo tipo di contenuti”. Per questo, ha sottolineato il professore, la fase della selezione delle notizie è molto importante. “La scelta del giornalista è fondamentale e la notiziabilità ci deve interessare più della notizia perché rappresenta ciò che è a monte”. Dunque di fondamentale importanza sono i ”big news values”, i fattori e i criteri di scelta, cioè “la singolarità, l'attualità e l'interesse umanano”.
La singolarità “evoca il concetto di novità, la capacità di suscitare stupore e attenzione”. L’attualità “indica i contenuti che sanno rimanere al centro del discorso pubblico per un tempo consistente”. l’interesse umano, invece, c'è quando “la notizia prende consistenza nella conoscenza collettiva ed è capace di far discutere”. Naturalmente, precisa Giorgino, oltre all’interesse va considerata anche l'importanza. “Cosa è importante e cosa è interessante?” si è chiesto, sottolineando che l'interesse può essere soggettivo, mentre l'importanza va calibrata su criteri oggettivi. “È importante ciò che è oggettivamente importante, non solo ciò che è interessante” ha detto, perché “l'errore più grande dei giornalisti è confondere ciò che importante con ciò che è, più o maggiormente, interessante per tutti”, mentre “la cosa giusta da fare sarebbe rendere interessanti argomenti e temi importanti che non interessano molto”. Inoltre, a questi principi, va aggiunta anche la rilevanza, “che è la sintesi tra interesse e importanza”.
Anche la semplificazione è un valore-notizia ha detto Giorgino, ma oggi assistiamo spesso al riduzionismo, “cioè all'iper-semplificazione” che non riesce a spiegare la realtà o al sensazionalismo, cioè alla ricerca della sfera emotiva piuttosto che di quella cognitiva. “La crisi del giornalismo - ha concluso - deriva proprio dall'inadeguatezza degli strumenti interpretativi rispetto alla complessità della realtà”.
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