Colloqui sulla Comunicazione - Incontro con la dott.ssa Fausta Speranza, 8 marzo 2023
Colloqui sulla Comunicazione Istituzionale
Incontro con la dott.ssa Fausta Speranza
Giornalista inviato Esteri di Radio Vaticana e de L'Osservatore Romano
"Donne, Chiesa e comunicazione"
Mercoledì 8 marzo 2023
Aula Álvaro del Portillo
“Ho passato la vita a cercare di liberare le persone dalla trappola delle ideologie”, a cominciare dal femminismo con il quale ha avuto a che fare addirittura nella discussione della tesi di laurea. È così che si presenta Fausta Speranza – giornalista inviato Esteri di Radio Vaticana e de L'Osservatore Romano, ospite del nostro consueto incontro del mercoledì con i professionisti della comunicazione – sottolineando che “le battaglie alte, se si ha una formazione cristiana, vadano fatte partendo dalla persona e riconducendole alla persona” e “qualunque rivendicazione, debba innanzitutto liberarsi di ciò che di ideologico possa esserci”.
Il titolo dell’incontro è stato "Donne, Chiesa e comunicazione”, l’8 marzo, e ha visto come relatrice una professionista che ha lavorato per 25 anni prima a Radio Vaticana, poi con Sergio Zavoli, uno dei padri del giornalismo italiano e presidente Rai. Nel 2016 quando Papa Francesco chiese la riforma della Curia è passata alla carta stampata. In tutto, 32 anni di attività. “Quando mi chiedono com'è lavorare in vaticano da donna, rispondo che in questi anni non ho mai avuto problemi di nessun tipo a parlare delle donne, perché quello che mi interessa di più come giornalista è parlare del mio lavoro, delle persone fragili o in difficoltà che sono sempre state la mia priorità come giornalista, quindi avere anche la libertà di parlare delle donne nel mondo. Invece la gente mi chiede sempre di come io venga trattata”. Naturalmente ci sono cose da cambiare, sottolinea Speranza, soprattutto nella mentalità, nelle logiche dominanti. “Se Papa Francesco mi chiedesse: tu come donna cosa cambieresti? Io direi che da secoli nella storia e nella chiesa il potere è maschile e le logiche che hanno prevalso sono le dinamiche del potere. Io sogno un femminile che dia l'esempio al mondo come scelta ideale alternativa a queste logiche, non per forza numeriche”. Il nocciolo del ragionamento secondo la giornalista è il criterio di scelta. “Vorrei il criterio della competenza” sottolinea, spiegando che “sarebbe bene che le donne non siano dei maschi in gonnella ma portatrici di logiche alternative a quelle bieche di potere. In questo senso sì, vorrei più femminile”.
Alla domanda se, a suo parere, ci siano ruoli migliori per le donne nell’ambito della comunicazione, la dottoressa ha risposto che non si tratta di una questione di ruoli. “La caratteristica comunicativa è abbastanza femminile ma dipende dalle donne e dalle attitudini che si sviluppano. Penso che continuare a ripetersi che la donna è più portata per il dialogo e la comunicazione può essere ghettizzante. Se una donna si comporta come un uomo questo non funziona. Le donne dovrebbero essere le prime a dover difendere la bellezza del femminile perché oggi con la fluidità di genere si sta distruggendo l'identità. L'omologazione imperante è una base ideologica che appartiene al totalitarismo politico, sociale, di pensiero”. “Vorrei - ha concluso - che nei luoghi di responsabilità ci fosse il femminile che mostri un'alternativa alle tensioni, al braccio di ferro. Questo mi piacerebbe”.
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