Quello "sguardo" che salva la vita: giornata dell'ISSR all'Apollinare su "I giovani e la sfida della fede"
Quando lo sguardo sull’altro è amorevole e carico di speranza può far crescere giovani liberi, consapevoli e soprattutto amati. È stato questo il cuore degli interventi alla Giornata di studio dell’ISSR all’Apollinare del 5 marzo 2022 sul tema I giovani e la sfida della fede, a cui hanno preso parte circa 80 persone, in presenza e online.
“Sono gli incontri personali, gli sguardi sinceri che salvano la vita”, è stato il commento condiviso da un professore, un sacerdote e un esperto di comunicazione. Dunque, una sfida grande per gli adulti: far entusiasmare i giovani all’impegno culturale, sociale e alla fede. Temi rispetto ai quali la Giornata di studio ha cercato di offrire risposte concrete.
Il primo ad intervenire è stato Mario Pollo, docente di Pedagogia Generale e Sociale presso la LUMSA di Roma: “è la cultura sociale che plasma i ragazzi; in una società complessa come la nostra, non c’è un unico centro simbolico”. Servono insomma sfide educative “che sappiano rispondere alla varietà di modelli ed esempi che oggi i ragazzi hanno davanti a loro”. I giovani vanno spronati: “è necessario dar vita operando anche sulla cultura”. Parafrasando il compianto amico Riccardo Tonelli, sacerdote salesiano che ha scelto il servizio ai giovani come significato e responsabilità della sua esistenza, Pollo ha ricordato che “spetta agli adulti presentare un modello educativo che sappia far scoprire ai giovani l’amore alla vita”.
Sulle note della trasmissione X Factor, l’intervento di p. Maurizio Botta, sacerdote Prefetto dell'Oratorio Secolare San Filippo Neri, il quale ha esaminato il grido di dolore presente nei testi delle canzoni più amate dai ragazzi. “Una teologia pastorale può definirsi tale se mette al centro di tutto lo sguardo degli adulti sui giovani”, ha spiegato. Spetta ai “grandi” “dare speranza e passione per la vita. Non a parole ma nei fatti. Questo è possibile solo se si è adoratori di Cristo”. Infatti, “implorare Dio di saper guardare gli altri come Lui li vede ci rende padri in primis e poi missionari di pace”.
Juan Narbona docente di comunicazione digitale presso la Facoltà di Comunicazione della Santa Croce ha idealmente proseguito il messaggio di p. Botta: “la sfida che ci troviamo davanti altro non è che far compagnia a chi cresce. Incoraggiare e valorizzare le caratteristiche e le peculiarità di ogni ragazzo. Guardarli con positività, saper condividere la fede ed essere aperti al dialogo”.
La Giornata è stata arricchita dalla testimonianza di Lorenzo, 22 anni e studente di Economia alla Sapienza di Roma. Le sue parole sono state utili ai presenti per capire nel concreto cosa un giovane apprezza e segue: “sono cresciuto in una famiglia cristiana, ma è stato grazie ad una vera amicizia che mi sono sentito stimolato ad approfondire quello che avevo intorno. Sono stato attirato dalla veridicità, concreta e non astratta. Mi sono sentito guardato con affetto sincero. Questo mi ha salvato”.
Valentina Ciaccio
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