LA GIUSTIZIA PENALE NELLA CHIESA:
TUTELA DELLA VITTIMA E GARANZIE DELL'IMPUTATO
Roma, 10 - 11 aprile 2024
«L’osservanza della disciplina penale è doverosa per l’intero Popolo di Dio, ma la responsabilità della sua corretta applicazione – come sopra affermato – compete specificamente ai Pastori e ai Superiori delle singole comunità. È un compito che non può essere in alcun modo disgiunto dal munus pastorale ad essi affidato, e che va portato a compimento come concreta ed irrinunciabile esigenza di carità non solo nei confronti della Chiesa, della comunità cristiana e delle eventuali vittime, ma anche nei confronti di chi ha commesso un delitto, che ha bisogno all’un tempo della misericordia che della correzione da parte della Chiesa. In passato, ha causato molti danni la mancata percezione dell’intimo rapporto esistente nella Chiesa tra l’esercizio della carità e il ricorso – ove le circostanze e la giustizia lo richiedano – alla disciplina sanzionatoria. Tale modo di pensare – l’esperienza lo insegna – rischia di portare a vivere con comportamenti contrari alla disciplina dei costumi, al cui rimedio non sono sufficienti le sole esortazioni o i suggerimenti. Questa situazione spesso porta con sé il pericolo che con il trascorrere del tempo, siffatti comportamenti si consolidino al punto tale da renderne più difficile la correzione e creando in molti casi scandalo e confusione tra i fedeli. È per questo che l’applicazione delle pene diventa necessaria da parte dei Pastori e dei Superiori (…) Invero la carità richiede che i Pastori ricorrano al sistema penale tutte le volte che occorra, tenendo presenti i tre fini che lo rendono necessario nella comunità ecclesiale, e cioè il ripristino delle esigenze della giustizia, l’emendamento del reo e la riparazione degli scandali» (Francesco, Costituzione Apostolica Pascite gregem Dei, proemio).
Nell’anno 2004 la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce dedicò il suo convegno di studio al processo penale e alla tutela dei diritti nell’ordinamento canonico. Vent’anni dopo, la giustizia penale nella Chiesa è centrale nella riflessione della scienza canonica, chiamata ad approfondire la natura e il profilo dello ius puniendi in Ecclesia, al servizio della verità e della salus animarum. Proprio a tale scopo il Convegno si propone di studiare, alla luce di due grandi valori quali la tutela della vittima e le garanzie dell’imputato, alcuni temi attualmente aperti della giustizia penale nella Chiesa. Sono “temi” che rivestono un’indubbia valenza pratica ma si presentano anche con una spiccata profondità giuridica, che richiede un avveduto approfondimento teorico. Sono temi “aperti” perché, anziché presentarsi come problematiche risolte e definite, continuano ad interpellare e sfidare il canonista.
Durante il convegno verranno affrontati, da un lato, temi veramente nodali, quali la presunzione d’innocenza, lo statuto della vittima nel processo penale canonico e il concetto di due process of law applicato all’ambito canonico. Dall’altro lato, invece, saranno oggetto di studio anche temi solo apparentemente “periferici”, quali la capacità dell’imputato, i bias cognitivi, l’effetto delle pronunce penali statuali nell’ordinamento canonico, i provvedimenti cautelari e la certezza morale nei casi di un teste unico. Consapevoli del mutuo arricchimento tra diritto canonico e diritto statuale, alcune delle relazioni sono affidate a noti esponenti del diritto processuale e penale statuale. Il Convegno si chiuderà con una tavola rotonda di diversi esperti sul rapporto tra riservatezza e trasparenza nella giustizia penale. Nell’intento di favorire la riflessione e lo scambio, è prevista anche la possibilità di presentare comunicazioni.
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