Incontro con il giornalista Iacopo Scaramuzzi, mercoledì 14 ottobre 2020
Tre ragioni per migliorare la comunicazione istituzionale della Chiesa
Scaramuzzi: "Stile dialogico e interattivo unico davvero sostenibile”
Il 14 ottobre 2020 è ricominciata la serie di incontri settimanali con professionisti organizzati dalla Facoltà di Comunicazione e rivolti principalmente agli studenti. Ospite del primo mercoledì è stato Jacopo Scaramuzzi, giornalista di Askanews, vaticanista dal 2005, dopo esperienze al Parlamento Europeo di Bruxelles e agli Esteri in Italia.
Seduto davanti alla platea dell’Aula Magna dell’Università, scelta in modo da garantire per tutti le distanze come da protocollo contro il Covid-19, Scaramuzzi ha raccontato, con buon dono di sintesi, la sua esperienza da giornalista all’interno delle mura Vaticane. In particolare, ha esplicitato tre motivi secondo i quali, a suo parere, la comunicazione della Santa Sede dovrebbe migliorare ulteriormente sul piano della fluidità e della trasparenza.
1. Citando Benny Lai, storico vaticanista ormai scomparso secondo cui “a tanta segretezza la dietrologia risponde con i suoi talenti”, ha spiegato che i giornalisti, sia per dovere editoriale che per piacere personale, spesso son costretti a riempire eventuali vuoti; sarebbe consigliabile, dunque, fornire talvolta maggiori informazioni alla stampa rispetto alla consueta riservatezza. Durante la sua esperienza professionale, per esempio, Scaramuzzi ha trovato in padre Federico Lombardi, allora Portavoce del Papa, un valido “sostegno informativo”, capace di dire-non-dire - con il più classico dei mezzi dialettici - ciò che i giornalisti avevano bisogno di sapere.
2. Il dominio di internet: è indispensabile monitorare la rete e le sue notizie, in primis perché, al giorno d’oggi, è impossibile non tener conto di alcuni eventi che, in qualche modo, riguardano la Chiesa. Qualsiasi notizia, infatti, toccherà le corde del Vaticano a prescindere dalle distanze geografiche: ci sarà inevitabilmente qualche giornalista interessato al fatto e desideroso di chiarimenti.
3. La secolarizzazione fa sì che non ci siano più domande alle quali si possa non rispondere: in fondo, tutto è lecito, di tutto si può parlare, tutto si può chiedere. Il Papa, nello specifico, è mediaticamente sempre in auge e le sue dichiarazioni, praticamente su qualsiasi argomento, vengono lette e commentate.
Senza, comunque, dare adito ad ogni curiosità giornalistica, si può sostenere che il succo del primo incontro sia che, per quanto riguarda la comunicazione vaticana, lo stile dialogico e interattivo sia l’unico davvero sostenibile.
Antonello Gioia
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