Giornata di studio "La fiducia nei media e la cura della relazione" - 16 marzo 2022
Si è svolta mercoledì 16 marzo 2022, su iniziativa della Facoltà di Comunicazione e dell'Associazione ISCOM, la Giornata di studio sul tema La fiducia nei media e la cura della relazione.
Dopo il saluto del Decano della Facoltà di Comunicazione, Daniel Arasa, sono intervenuti il Sen. Giuseppe Moles, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Informazione ed Editoria, e il Presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio, Guido D'Ubaldo.
Quattro i panel che si sono susseguiti, moderati da Antonino Piccione (ISCOM) e Giovanni Tridente (Università della Santa Croce), con la partecipazione di Nataša Govekar (Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede), Mario Morcellini (Alta Scuola di Comunicazione e Media digitali - Unitelma “La Sapienza”), Antonio Pavolini (autore di "Unframing"), Alessio Cornia (Dublin City University (DCU), Assunta Corbo (Constructive Network), Andrea Spinelli Barrile (Slow News), Caterina Malavenda (docente di Diritto dell'informazione) e Donata Columbro (DataNinja)
LA GIORNATA IN PILLOLE
In questo scenario è il giornalista ad assumere un ruolo dirimente, perché è il giornalista che può garantire una informazione di qualità, chiara, basata sulla verifica delle fonti; quello del giornalista è dunque un ruolo di mediazione fondamentale e necessario. Per questo motivo ritengo che il giornalismo, il buon giornalismo sia l’antidoto più potente per contrastare la disinformazione; è solo la buona e corretta informazione che può restituire al settore quella autorevolezza e quella credibilità messe in discussione. Giuseppe Moles
Deontologia: il fine dell’Ordine dei giornalisti e la sua ragion d’essere. Un dovere per ogni giornalista, quello di rispettare le carte deontologiche. Come deve essere un impegno quello di offrire ai lettori e agli ascoltatori una informazione di qualità. Perché saremo sempre più credibili se dimostreremo di aver studiato prima di scrivere. Guido D’Ubaldo
Il lavoro dei giornalisti – secondo Papa Francesco – ci permette di valutare la crudeltà di una guerra e di essere vicini al dramma di chi soffre. Ci vuole la fatica dell’incontro per poter offrire un’informazione equilibrata, e tanta capacità di ascolto per essere disposti anche a modificare le proprie idee di partenza. Per poter offrire chiavi di lettura più profonda, non bisogna ergersi a giudici, ma portare il palpito della cronaca a Dio e lasciarsi ferire dalle storie che incontriamo. Nataša Govekar
Dal titolo della Giornata si scorge quanto percorso intellettuale sia stato sollecitato negli oltre venti mesi di pandemia. Esso riassume le parole chiave che stanno dietro i cambiamenti di atteggiamento dei pubblici nei confronti della comunicazione, ma soprattutto dell'informazione. Ecco perché scegliere la parola fiducia e cura rappresenta una scelta illuminante. Come sempre nelle emergenze, le verità e i bisogni umani si rivelano in modo più trasparente, e la fiducia torna ad essere il cemento prezioso di una nuova relazione tra pubblici, lettori e testi. Mario Morcellini
Da decenni il modello economico dei media non premia più, in prima battuta, la qualità del contenuto, ma la sua capacità di presidiare la nostra attenzione. Il tipo di contenuto in grado di garantire questo processo di creazione di ricavi è estranea al giornalismo. Quasi sempre non è informazione, è infotainment. La polarizzazione, in particolare, è figlia di questo prerequisito industriale dell'ecosistema dei media, ma produce effetti pericolosi sulla qualità del dibattito pubblico. Antonio Pavolini
I media italiani sono più o meno polarizzati rispetto a quelli di altri paesi? La moltiplicazione delle fonti di informazione online porta automaticamente ad un aumento della polarizzazione del pubblico? Di quanta fiducia godono i media italiani rispetto a quelli di altri paesi? Il confronto tra l’Italia ed altri paesi consente di rispondere a queste domande e di mostrare come il calo della fiducia nella credibilità delle notizie sia collegato all’elevata polarizzazione del sistema mediale italiano. Alessio Cornia
Il giornalismo inteso come verità rivelata è come gli stati nazionali: un paradigma del Novecento. Ora è tempo di trasformare il proprio modo di pensare, fare e fruire il giornalismo, una rivoluzione che parte dai lettori per arrivare agli autori, alle redazioni e agli editori. Oggi la disintermediazione dei media e i nuovi modelli di comunicazione online sono lo strumento per consolidare la propria credibilità in un pubblico ben definito. La radice antica del giornalismo, però, resta sempre la stessa: l'ascolto e lo studio. Andrea Spinelli Barrile
È arrivato il momento di occuparsi in modo concreto della fiducia nei media. Una sfida che noi professionisti dell’informazione possiamo cogliere utilizzando gli strumenti digitali. E lavorando sulla relazione: le persone sono in rete, è lì che dialogano, cercano le notizie, si aspettano di capire il mondo. Noi siamo pronti ad ascoltarli? Rispondiamo alle loro sollecitazioni? Ci prendiamo il tempo per intercettare i loro bisogni? È quando attiviamo questo dialogo che favoriamo la costruzione della fiducia. Assunta Corbo
Un’informazione di qualità e responsabile deve uniformarsi alle regole che disciplinano la condotta dei giornalisti e che impongono la tutela della persona e di tutti i suoi diritti, compreso quello alla riservatezza. Deve inoltre vincere la battaglia con il flusso di notizie, spesso immesse nel circuito informativo senza un serio controllo, offerte da chi non è giornalista e non soggiace a quelle regole, che raggiungono gli utenti sui social e che contribuiscono alla formazione del consenso e dell’opinione pubblica. Così è difficile comprendere se quelle notizie abbiano contribuito alla formazione dell’opinione o l’abbiano condizionata. Caterina Malavenda
Di fronte a temi complessi come la diffusione degli algoritmi per decidere della vita delle persone e la pervasività dei big data, cosa devono raccontare i media? Un approfondimento sulla narrativa dell'intelligenza artificiale e i dati che sembrano guidare le persone nell'errore e nella disinformazione. E se fosse il contrario? Scopriamo come in realtà il problema non sia usare l’intelligenza artificiale e gli algoritmi per prendere una decisione, ma definirlo e raccontare questo meccanismo come neutro e imparziale. Donata Columbro
Se c’è una cosa che i social – e la rete in generale – hanno insegnato in questi anni, è che loro continueranno ad esistere anche senza l’adesione di quei pochi che vi si oppongono. In questo cambiamento d’epoca anche il “giornalista” deve assumersi l’onere di far parte della gara, continuando ad offrire alla società le primizie e non le cose risapute; lavorare sul contesto, sulle cause, sulle ragioni del perché le cose accadono; accompagnare l’evoluzione delle “storie” alla “soluzione” dell’accaduto, e a un risvolto costruttivo delle vicende. Giovanni Tridente
Riscoprire i fondamenti della professione per meritare la fiducia del proprio pubblico. È un preciso impegno di ogni giornalista, chiamato a operare con correttezza e accuratezza, senza però alcuna carità di patria, senza guardare in faccia a nessuno. Tenuto a spogliarsi da ogni appartenenza nell'interesse di un'opinione pubblica libera perché eticamente e deontologicamente informata. Argine a ogni menzogna, manipolazione, arbitrio. Specie in tempo di guerra o di pandemia. Antonino Piccione
Riconquistare la fiducia nei media e ridare protagonismo ai lettori
In un’epoca interconnessa come la nostra è d’obbligo per il giornalismo e per tutte le attività di comunicazione in generale, un impegno serio, approfondito e perfino faticoso per riconquistare la fiducia dei lettori. Se il premio Nobel per la pace 2021, assegnato a Dmitrij Muratov, direttore e cofondatore del giornale di inchiesta russo Novaya Gazeta, e a Maria Ressa, cofondatrice e direttrice di Rappler è stato conferito per gli sforzi "nel tutelare la libertà di espressione, condizione necessaria per la democrazia e la pace duratura", è evidente che il ruolo dell’informazione sia determinante ad una comprensione reale e onestà della realtà.
In continuità con le iniziative del 29 ottobre 2019 e del 29 gennaio 2021, la Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale e l’Associazione ISCOM hanno proposto, mercoledì 16 marzo, un nuovo momento di riflessione dal titolo “la fiducia nei media e la cura della relazione”, che ha cercato di dare risposte concrete a chi ha compiti di informazione. Tanti e diversi gli interventi che si sono susseguiti nell’arco della mattinata nell’Aula Magna dell’Università a cui hanno partecipato una sessantina di persone, sia in presenza che a distanza.
Ai saluti di apertura affidati alle parole del Decano della Facoltà di Comunicazione Istituzionale, Daniel Arasa hanno fatto seguito gli interventi del Sen. Prof. Giuseppe Moles, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Informazione ed Editoria e del Dott. Guido D’Ubaldo, Presidente Ordine dei giornalisti del Lazio.
“Un buon giornalismo deve avere autorevolezza, è questa l’arma vera contro la disinformazione” ha sottolineato in particolare il senatore Moles. Gli hanno fatto eco le parole di D’Ubaldo: “I giornalisti hanno una grande responsabilità; da qui nasce l’importanza della credibilità. Si potrà scrivere un pezzo credibile solo dopo un attento e meticoloso studio”.
Nella prima parte della giornata, moderata da Antonino Piccione, dell'Associazione ISCOM, si è approfondito il ruolo centrale che devono avere sia il lettore che la persona oggetto del racconto. L’intervento della teologa Nataša Govekar, del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ha posto l’accento sul concetto di prossimità: un reportage, un articolo o anche un semplice racconto deve portare con sé quel senso di vicinanza che ci rende capaci di essere credibili agli altri: “È questo che da dignità all’informazione che forniamo. Un buon giornalismo deve saper ascoltare, deve essere disposto anche a cambiare idea. Solo la fatica dell’incontro ci libera dai pregiudizi”.
A conferma di quanto detto, Mario Morcellini, dell'Alta Scuola di Comunicazione e Media digitali all’Università La Sapienza, ha approfondito la necessaria presenza della fiducia e dell’incontro con il lettore. La comunicazione è buona e vera se migliora il benessere del singolo e della società. “Il compito del giornalismo? Accompagnare il pubblico a farsi un’idea”, ha concluso il Professore.
Moderati da Giovanni Tridente, Direttore dei Servizi di Comunicazione della Santa Croce, Alessio Cornia, della Dublin City University, e Antonio Pavolini, analista dei media, si sono concentrati nella seconda parte della giornata sul concetto di polarizzazione e di fiducia dei lettori.
“Attraverso lo studio di ciascun media, sono gli Stati Uniti ad essere il paese più polarizzato, seguiti dalla Gran Bretagna, dalla Germania e dall’Italia. I paesi del nord Europa, invece, mostrano una bassa polarizzazione che gli permette di avere un pubblico diverso e variegato. Per arginare la non fiducia dei lettori, risulta dunque evidente che le notizie debbano essere neutrali. Un paese meno polarizzato di certo avrà un pubblico con più fiducia nell’informazione”; dati e considerazioni nate dagli studi presentati dal Cornia, che li ha illustrati in collegamento video.
Su come riconquistare la fiducia dei lettori ha riflettuto Pavolini: "quando vengo coinvolto sul tema del rapporto di fiducia con i consumatori di notizie, non posso che partire dalla premessa che il capitale di affidabilità si sta esaurendo perché sempre più spesso si dà voce solo alle posizioni estreme senza entrare davvero negli argomenti e senza approfondirli. Questo produce una informazione decisamente superficiale" - ha aggiunto. Infatti, "non potremmo mai avere in questo modo un vero dibattito, non vi è neanche spazio per una fantomatica fiducia nei mezzi d’informazione".
La terza parte della giornata, dedicata alla costruzione delle notizie e alle relazioni che si creano con il lettore, ha trovato concordi gli interventi di Assunta Corbo, del Constructive Network, e Andrea Spinelli Barrile, di Slow News.
“L’onestà del giornalista è di primaria importanza; un giornalismo che vuole educare, deve approfondire. L’impegno deve essere quello di lavorare ad un giornalismo costruttivo”, ha sottolineato la Corbo.
Non troppo diversa l’idea e il lavoro di Slow News, che prova a prendersi il tempo per dare le notizie “ascoltando il lettore, con mente aperta ma con controllo, chiedendo ai destinatari cosa vogliono che sia approfondito, valutando le loro proposte". Questo approccio, "ci ha permesso di fare un’informazione precisa, puntuale, ben studiata. Un giornalismo inteso come servizio alla comunità".
Hanno concluso la giornata di studio gli interventi di Caterina Malavenda, cassazionista e docente di Diritto dell'informazione, e di Donata Columbro (DataNinja) sulla qualità e sulla responsabilità dell’informazione.
Con l’entrata in vigore nel 1996 della legge sulla privacy si garantisce, tra l’altro, che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali, nonché della dignità delle persone fisiche, con particolare riferimento alla riservatezza e all’identità personale, ha ricordato l’avvocato Malavenda. Ciò comporta "l’impiego di studio per andare all’origine delle fonti, per avere la certezza che quello che è stato pubblicato non sia fake news, ma sia rispondente al vero".
“Nel voler dare un’informazione, è importante essere consapevoli degli strumenti di ricerca; per esempio attraverso l’utilizzo degli algoritmi, sensibili comunque di errore perché creati da criteri umani. I cosiddetti Big Data, che non sono che altro che l’insieme di tanti dati raccolti uno alla volta, sono importantissimi per estrapolare numeri che danno l’idea precisa su di un dato fatto” ha evidenziato da parte sua Donata Columbro.
Prossimamente verranno pubblicati gli atti della giornata.
Valentina Ciaccio
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