Colloqui sulla Comunicazione Istituzionale - “Disarmare il linguaggio per liberare la pace”, 28 febbraio 2024
Colloqui sulla Comunicazione Istituzionale
“Disarmare il linguaggio per liberare la pace”
Testimonianza di Padre Luigi Maccalli, SMA (Società Missione Africane), rapito per due anni in Niger da un gruppo di jihadisti.
Link: https://www.missioniafricane.it/p-pier-luigi-maccalli/
Mercoledì 28 febbraio 2024
Rapito da un gruppo islamista in Niger nell'ottobre del 2018, padre Luigi Maccalli, SMA (Società Missioni Africane), ha condiviso con studenti e docenti, nel consueto incontro del mercoledì in Facoltà dal titolo "Disarmare il linguaggio per liberare la pace", la sua tragica esperienza, dando, così, una testimonianza d'amore.
“Sono un missionario del Vangelo – ha raccontato con il sorriso – ho vissuto questa storia che mi ha cambiato". In totale 752 giorni, ossia 25 mesi. Cioè 2 anni e 3 settimane. Il 17 settembre 2018 mentre si preparava per la Messa, sentì dei rumori, uscì e si ritrovò di fronte a tre fucili. Mani legate dietro la schiena. La richiesta di soldi. Il rapimento. “Chiamaci jihadisti” gli dissero, “o terroristi, è uguale”. Lo fecero salire su una moto e dopo un lungo viaggio lo tennero in cattività per 2 lunghi anni.
“Non sono stato torturato o maltrattato fisicamente. Ma ho portato le catene. Mi ricordo che, dopo 15 giorni di moto, mi hanno esposto come un trofeo di guerra. Mi mostravano i kalashnikov. Mi sentivo alla gogna, umiliato. Il giorno dopo uno di loro ha preso una catena, me l'ha attaccata alla caviglia e poi ad un albero. Sono stato 22 giorni attaccato a quell'albero, pregando e piangendo”. "I miei piedi - ha raccontato - erano incatenati, ma il mio cuore no. Il mio cuore, mi ripetevo, è libero di volare oltre i confini dello spazio e del tempo".
Spesso i suoi rapitori gli proponevano di convertirsi e di accogliere l'Islam. “Rispondevo sempre che rimanevo discepolo di Gesù, il figlio di Maria, così come descritto nel Corano”. Si trattava di ragazzi, alcuni molto giovani, dai 13 ai 30 anni. Eppure, nonostate sia stato insultato e umiliato "con la grazia di Dio, non ho mai permesso che la mia umanità mi fosse portata via e ho sempre cercato di umanizzare i rapporti con loro". Ad un rapitore ha medicato una ferita, ad un altro ha curato i denti con l'uso disinfettante del dentifricio. “Potete farmi tutto, dicevo dentro di me, ma mai vorrò ripagare gli altri con la stessa medaglia. Occorre spezzare questa spirale di violenza".
Ciò che ha fatto maggiormente male a Padre Maccalli non è stato il ferro alla caviglia, ma le parole di disprezzo dei carcerieri. “Voi (cristiani) ‘siete come dei cani’ mi dicevano”. Parole impresse a fuoco nella sua memoria e nella sua anima. Racconta che quando è stato liberato il suo desiderio era quello di rimettersi al passo, ascoltando le notizie, capire ciò che era successo nel mondo. “Ma la cosa che mi ha colpito di più, sui media, erano proprio le parole armate. In politica, nello sport, con tanti giudizi e violenza. Mi feriva ascoltare questo linguaggio”. Allora, sulla base dell'esperienza ha creato una sua teoria, espressa in "Liberate la pace" il suo piccolo libro appena pubblicato.
“La mia teoria è disarmare la parola per disarmare la mano. La chiamo ‘apri pugno’". Prendendo la mano, "il pollice lo usavo per ricordarmi di non condannare mai. Nell’antica Roma il pollice verso aveva proprio il significato di condanna a morte. L'indice lo usavo per ricordarmi di non giudicare mai. Non puntare mail il dito verso un fratello. Il dito medio, per non insultare. Anzi, di più, per ricordarmi di spogliarmi degli aggettivi e i predicati che identificano e ghettizzano: i migranti, i poveri, ecc. Il dito anulare per pregare per quanti ci perseguitano, e benedire quanti ci maledicono. La preghiera del silenzio e delle lacrime è stata la mia pace. Il mignolo per perdonare. Così da aprire il pugno, la mano, totalmente". Se disarmiamo il linguaggio libereremo la pace.
“Ho perdonato chi mi ha rubato due anni e mi ha dato le catene. Offrendo il mio perdono mi sono sentito profondamente in pace. Questa per me è la strada che porta a relazioni umane alternative, la strada del Vangelo, perché 'ciò che l’uomo umanizza, Dio lo divinizza', scriveva François Varillon". In fondo, "il Signore non ci chiede di fare miracoli, ma di essere pienamente umani".
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