Colloqui sulla Comunicazione - Incontro con Roberto Zuccolini, 11 ottobre 2023
Incontro con il Dott. Roberto Zuccolini
Giornalista e portavoce della Comunità di Sant'Egidio
"Comunicare l'immigrazione, i conflitti, le carestie, i corridoi umanitari"
Mercoledì 11 ottobre 2023
Aula Magna "Giovanni Paolo II"
"Il lavoro della comunicazione oggi è fatto anche di immagini, non solo d’informazioni e parole”. Lo ha sottolineato il Dott. Roberto Zuccolini, giornalista e portavoce della Comunità di Sant'Egidio, nel primo incontro di mercoledì 11 ottobre con gli studenti, dal significativo titolo "Comunicare l'immigrazione, i conflitti, le carestie, i corridoi umanitari".
La riflessione di Zuccolini è partita da una domanda: "Cosa significa comunicare oggi? il giornalista Byung-chul Han, filosofo tedesco di origini coreane, ha coniato il termine ‘infocrazia’, cioè, il potere oggi è il possesso delle informazioni e dei dati”. Questo, ha rimarcato Zuccolini “segna un cambiamento d'epoca. Il regime delle informazioni determina dei cambiamenti anche antropologici, la scomparsa dell'altro che prima potevi incontrare e molte volte anche un abbassamento dell'empatia e dell'ascolto”. Oggi le informazioni arrivano in grande quantità e veloci e “rischiano di scivolare sulla pelle delle persone e i problemi rischiano di non essere affrontati. La comunicazione passa da spazi privati (telefonino) a spazi privati senza una verifica di spazio pubblico come avveniva anni fa. Siamo passati da un bombardamento a volte inappropriato, come quello delle tv, ad un altro attraverso i social, una comunicazione senza comunità, senza spazi pubblici”. Da qui, secondo Zuccolini, nascono le fakenews. “Se il mio contenuto non è verificato dallo spazio pubblico, allora posso dire ciò che voglio, anche falsità, anche sulle guerre”.
Proprio per contrastare questo fenomeno occorre mostrare la realtà dei fatti vissuta in prima persona. La comunità di Sant'Egidio e molto impegnata sul fronte dei migranti e, come ha ricordato il portavoce, “siamo presenti in 70 paesi del mondo, anche dove ci sono conflitti e carestie”. Un’esperienza ed un progetto attuato con successo che ha raccontato Zuccolini è quello dei corridoi umanitari, realizzati dal 2016 ad oggi. “Si tratta di un progetto ideato da noi ma vissuto con altre realtà cristiane e non, che han fatto arrivare oltre 6000 persone in Europa, in aereo e non sui barconi, favorendo l'integrazione nel momento stesso in cui queste persone arrivano”. Parliamo di “famiglie in difficoltà, minori, donne a rischio, ecc. provenienti da numerosi paesi come Etiopia, Sud Sudan, Siria, ecc.. Quando arrivano noi sappiamo già dove andranno, con un programma diffuso sul territorio. Parrocchie, volontari, associazioni, offrono le seconde case per l’ospitalità. Inoltre il progetto è auto finanziato”.
L’occasione, specifica il portavoce di Sant’Egidio, è quella di mostrare le immagini del campo profughi di TelAbass al confine tra Libano e Siria dove le persone pagavano 100 dollari al mese per vivere in baracche. “Far vedere e mostrare immagini e servizi televisivi che sono centinaia è stato un bombardamento positivo, ha fatto capire che queste erano persone e che si potevano aiutare e insieme comunicare il valore aggiunto su accoglienza e integrazione”.
Ma come vengono scelte le persone che arriveranno attraverso i corridoi umanitari? È stato chiesto da uno studente. Come scegliere chi viene e chi resta? “Il criterio – ha risposto Zuccolini – è la vulnerabilità. Prendiamo contatto con le associazioni presenti sul territorio che segnalano le situazioni più gravi”. Non a caso Papa Francesco ha definito la Comunità di Sant’Egidio la comunità delle 3 ‘p’: preghiera, poveri e pace. “La nostra preferenza va sempre ai poveri".
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