Colloqui sulla comunicazione - Incontro con Daniel Verdù (El País), 2 novembre
Colloqui sulla Comunicazione Istituzionale
Incontro con il Dott. Daniel Verdú
Corrispondente in Italia e Vaticano del quotidiano spagnolo El Pais
"Papa e Santa Sede: è possibile spiegarli su un quotidiano generalista?"
Mercoledì 2 novembre 2022
Aula Álvaro del Portillo
Come gestire le fonti di notizie in Vaticano, come vengono organizzate le conferenze stampa sull’aereo nei viaggi di PapaFrancesco; e ancora la questione dello scandalo pedofilia, la formazione del giornalista, la necessaria riservatezza delle informazioni, il rapporto con la propria testata e i colleghi; di tutto questo e ancor più si è discusso nell'incontro di mercoledì 2 novembre, dal titolo "Papa e Santa Sede: è possibile spiegarli su un quotidiano generalista?", con Daniel Verdù, Corrispondente del quotidiano spagnolo El País in Italia e Vaticano.
“La cosa più importante per un giornalista che lavora in Vaticano è ottenere fiducia dalle proprie fonti” ha detto Verdù assicurando, per esperienza personale, che “le fonti dubitano sempre della nostra competenza in materia religiosa”. “Occorre studiare anche per capire le correlazioni così dette politiche in questo ambiente e bisogna verificare sempre una notizia con almeno tre fonti, o al massimo due buone perché se affermate qualcosa e poi il Vaticano vi smentisce vi siete rovinati la carriera”.
Particolare interesse ha suscitato il tema delle conferenze stampa del Papa sull’aereo durante i viaggi apostolici. Davvero le domande fatte al Papa sono libere? hanno chiesto al giornalista. “I viaggi col Papa hanno un'informazione molto controllata. Le domande vengono presentate per gruppi linguistici e questo già limita le possibilità perché la domanda va dibattuta con i colleghi del proprio paese e spesso ci sono posizioni e interessi diversi”. Ha raccontato inoltre che negli ultimi tempi i responsabili della comunicazione vaticana hanno chiesto di limitare le domande ai temi toccati nel viaggio. “Noi capiamo che il Papa vuole parlare di quello che ha fatto, dei gesti, delle preghiere ecc. ma per noi a volte è limitante. Poi, lui negli ultimi tempi si stanca molto e i viaggi sono diventati più corti. Questi tre elementi fanno sì che le conferenze stampa oggi siano meno interessanti del passato”.
C'è disponibilità da parte delle autorità verso il giornalista che fa domande su temi delicati? E al contrario, c'è un tatto, una sensibilità da parte del giornalista nel porre certi argomenti? Secondo Verdù la disponibilità a parlare di certi temi è diversa a seconda delle istituzioni nella Chiesa. “Ad esempio, l'Opus Dei non ha filtri e si può parlare di tutto. Questo crea un buon rapporto che aiuta il giornalista”. Cosa che non è accaduta in Spagna sulla questione della pedofilia, da parte della Conferenza Episcopale. “Riconosco che a volte è difficile parlare di certe questioni ma abbiamo trovato in molti casi chiusure e ritengo che questa non sia una risposta professionale da parte di un dipartimento di comunicazione, cioè chiudere il dialogo tacciando i giornali di parzialità”. Il corrispondente ha spiegato che esistono al momento in Spagna due commissioni. “All’inizio noi avevamo chiesto che venisse formata una commissione indipendente e che non fosse la Chiesa a crearla. Invece è stata creata dalla Chiesa. Allo stesso tempo il governo ne ha fatta un'altra che si sta costituendo in maniera lenta. Comunque entrambe sono servite per fermare un po' il rumore. Fermare la rabbia delle vittime. Dunque in questa prima fase è stato utile. Ora vedremo in futuro come proseguiranno”. Ha raccontato che il suo giornale ha lavorato su questo tema per 3 anni impiegando 7 giornalisti. “L’abbiamo fatto per far luce con un’inchiesta giornalistica e dare giustizia alle vittime. Non potevamo fare più di così. Anche perché il nostro giornale non può occuparsi solo di quello”.
Quali consigli può dare a chi vuole intraprendere il mestiere di giornalista? è stata un’altra domanda. “Il primo consiglio è la pazienza” ha risposto. “Occorre creare una relazione con la fonte che sia anche intellettuale. Non chiamarla solo per chiedere qualcosa ma essere disposti a creare quasi un'amicizia” per evitare diffidenza e garantire la giusta riservatezza. Un rapporto di amicizia, ha precisato, che deve comprendere la consapevolezza che il giornalista farà uscire temi scomodi per l'istituzione. “Se si è abbastanza professionali per capirlo allora l'amicizia può esserci e sarà su basi solide”. Inoltre c’è il dovere di formarsi. “Leggere libri, guardare programmi televisivi anche religiosi. Fare corsi di aggiornamento” ;“Quelli che fate qui sono utilissimi. Aiutano a capire come muoversi, viene gente del Vaticano che spiega come funzionano certi meccanismi”.
Anche il modo in cui si sceglie il titolo di un articolo è stato oggetto di domande. E’ il caso della frase sul vizio della pornografia pronunciata da Francesco all’incontro con i seminaristi, rimbalzato immediatamente su tutti i giornali, sebbene fosse un passaggio di pochi secondi in un incontro molto lungo in cui il Papa aveva toccato numerosi temi. “Un titolo è una sintesi di un concetto ma è anche un prodotto che deve attirare il lettore – ha riconosciuto Verdù – basta non tradire il messaggio”. “Certamente – ha ribadito – se c'è una frase forte che crea notizia siate certi che il giornalista la utilizzerà”. In questo senso il comunicatore della Chiesa dovrebbe cercare di suggerire al proprio capo anche un modo per veicolare il messaggio principale del suo discorso spronandolo ad evitare possibili strumentalizzazioni su termini o accostamenti che il giornalista potrà usare se sono sensazionali.
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