Un dialogo a tu per tu sul desiderio di essere santi
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La terza Esortazione Apostolica di Papa Francesco è sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Intitolata Gaudete et Exsultate (Rallegratevi ed esultate), è stata resa pubblica il 9 aprile 2018.
Nell'articolo che segue, il prof. Miguel de Salis, della Facoltà di Teologia, offre alcuni degli aspetti più significativi del documento.
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Spesso le grandi opere letterarie raccontano viaggi e, poiché la vita è un grande viaggio, possiamo interpretarle come modi di vedere la vita. Basta guardare le opere di Omero, l’Iliade e l’Odissea, il Os Lusíadas di Camões o, più recentemente, Il Signore degli Anelli di Tolkien. Ci sono luoghi piacevoli, sfide, tentazioni, insidie, un obiettivo da raggiungere e un punto di partenza per ogni itinerario, a piedi, in barca o con altri mezzi. Sfilano davanti a noi varie situazioni e atteggiamenti che ci aiutano a capire la vita, talvolta personificati in un protagonista, servendoci per imparare meglio come siamo e come reagiamo.
Quando ho finito di leggere la terza esortazione di Papa Francesco, Gaudete et Exsultate, ho sentito di aver letto un testo che mi racconta il grande cammino della vita cristiana, con le sue lotte, le sue prove, i suoi momenti facili e difficili.
È come se un genitore, in una conversazione a tarda ora o in un momento di familiare intimità vicino al camino, ci stesse raccontando il significato della vita. Un momento di trasmissione di quella saggezza che viene da Dio e che si va diffondendo a poco a poco, di generazione in generazione. In alcuni momenti ci ricorda in particolare gli esercizi di Sant’Ignazio di Loyola, con la sua considerazione del piano di Dio per ciascuno, come possiamo conoscerlo, gli ostacoli che possono sorgere durante il percorso o nella percezione dello stesso piano divino.
L’esortazione, che ha cinque capitoli, è un testo su cui riflettere, per aiutare a esaminare la vita alla luce di Dio, e si percepisce che l’autore vuole lasciare traccia in coloro che la leggono. In questo senso, è in linea con la tradizione di esercizi spirituali o ritiri, e il fatto di rivolgersi al lettore con il “tu” aiuta a creare quest’atmosfera di intimità e conversazione sulla vita di Dio tra gli uomini e la vita degli uomini in Dio. Pertanto, può essere utilizzato al meglio se viene letto nel contesto di un dialogo a tu per tu, di famiglia, in cui si impara l’arte di amare e di vivere per la quale si è stati creati.
Chiamati a essere santi: la sorpresa di essere amati ed essere in grado di amare
Papa Francesco inizia direttamente con una richiesta che interpella il lettore. Dio “ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente. In realtà, fin dalle prime pagine della Bibbia è presente, in diversi modi, la chiamata alla santità. Così il Signore la proponeva ad Abramo: ‘Cammina davanti a me e sii integro’ (Gen 17,1)” (n. 1). Queste parole ci mostrano che la santità non è un’opzione a cui giungiamo dopo aver valutato costi e benefici; non parte da noi, è un invito di Dio che irrompe nella nostra vita, ci unisce a Lui e ci incoraggia ad essere come Lui (cf. Mt 5,48). D’altra parte, la santità è “camminare alla presenza di un altro”, è una relazione, è una vita con Dio, una convivenza, un’amicizia.
Per tutta la nostra vita, la santità è già presente, sin dal Battesimo, e anche si va facendo; non solo con le formule, non solo con idee e schemi, ma con una familiarità e intimità con Dio che ci apre agli altri. In questo viaggio della nostra vita ci sono opportunità, ostacoli, momenti tristi
e gioiosi, e in tutto si va forgiando l’amicizia con Dio. Ecco perché la santità è un lavoro di artigianato paziente: l’arte di imparare ad amare e di imparare a essere amati da Dio.
Sogno e realtà: scoprire la santità nella vita presente così com'è
Papa Francesco è consapevole che chi cerca una vita santa andrà controcorrente e verrà giudicato dal mondo come persona scomoda. Infatti, “non si può aspettare, per vivere il Vangelo, che tutto intorno a noi sia favorevole, perché molte volte le ambizioni del potere e gli interessi mondani giocano contro di noi” (n. 91). Chi vuole essere santo non può aspettare una tranquillità che gli permetta di amare Dio e gli altri. È nelle circostanze in cui già vive che incontrerà Dio e il suo prossimo. La santità non è il prodotto di una reazione chimica che si realizza in determinate condizioni di pressione e temperatura. È più come una scoperta di Dio fatta nel mezzo della nostra vita normale o nel volto degli altri, un giorno dopo l’altro, piuttosto che un’azione geniale che entra nella storia e capita soltanto ad alcuni pochi. Ecco perché non è necessario mettersi in una situazione speciale o evitare determinate professioni.
“Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova” (n. 14). Forse per consuetudine o tradizione pensiamo alla santità come qualcosa di straordinario o al di là delle possibilità umane, e dimentichiamo che Dio viene incontro a noi nella nostra fragilità e nei nostri limiti. È possibile essere un santo con un carattere difficile, dopo aver vissuto un’esperienza lacerante nella nostra vita familiare, dopo aver sofferto varie ferite della vita… o di averle provocate agli altri. La malattia, anche psicologica, la mancanza di lavoro o una stagione eccessivamente intensa e indaffarata non sono un ostacolo per poter amare ed essere amati da Dio: essere santi. L’unico ostacolo sarà la nostra mancanza di speranza.
“Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita (cf. Gal 5,22-23). Quando senti la tentazione di invischiarti nella tua debolezza, alza gli occhi al Crocifisso e digli: ‘Signore, io sono un poveretto, ma tu puoi compiere il miracolo di rendermi un poco migliore’” (n. 15).
Il Papa usa due espressioni, “santi della porta accanto” e “classe media della santità”, che possono sembrare sociologiche, ma che esprimono questa speciale sorpresa di Dio che vuole accompagnarci sul sentiero della vita e vuole tenerci con Lui per sempre, perché ci ama. Di solito non ci chiede grandi prodezze, non vuole che gli parliamo in modo complicato, o che cambiamo l’acconciatura o di abbigliamento per attirare la sua attenzione; vuole solo che lo amiamo vivendo la nostra vita con Lui nella semplicità della vita normale. Egli desidera che lo scopriamo in tutto ciò che facciamo, così come le persone che si amano sono presenti le une alle altre, per esempio le madri con i loro figli, sebbene non siano sempre visivamente vicine. La carità dà alla vita una prospettiva diversa e ci dà la forza di andare oltre il nostro solito orizzonte quando è necessario.
La chiamata universale alla santità è stata espressamente proclamata dal Concilio Vaticano II nella Costituzione dogmatica Lumen gentium. Non era un’idea nuova, poiché si trovava già nel Vangelo e nelle lettere di San Paolo, e alcuni aspetti di essa furono diffusi da San Francesco di Sales (la vita devota è per tutti), altri furono diffusi da Padre Juan González Arintero (tutti possono raggiungere la preghiera contemplativa), da San Josemaría Escrivá (è possibile essere santo ed evangelizzatore in e attraverso le occupazioni abituali), da Joseph Malègue (lo scrittore – citato da Papa Francesco in questa esortazione –, che sosteneva che la classe media, malgrado un’esistenza senza grandi pretese, è chiamata ad imitare in un qualche momento del suo percorso la vita dei santi). Tuttavia, il Concilio ha accolto e dato maggiore autorità a questa realtà.
Alcuni consigli per il viaggio della vita con Dio
L’intenzione del Papa è di offrire alcune riflessioni che possano aiutarci a realizzare questa storia unica, personale e comunitaria di amicizia con Dio. In questo senso, il secondo capitolo mostra due pericoli che possono essere trovati nel viaggio. Il primo è lo gnosticismo, che immagina che la santità consista nella conoscenza e non abbia ripercussioni sulla vita personale e su quella degli altri: una spiritualità separata dalla vita missionaria. Dobbiamo essere grati che il Papa dedichi il capitolo 3 a una lettura delle Beatitudini alla luce del Giudizio Universale (in cui Gesù premia coloro che hanno vissuto le opere di misericordia con il prossimo bisognoso), con lo scopo di spiegare alcune manifestazioni della santità nella vita concreta. Il secondo pericolo è il pelagianesimo, che pensa di avere salvezza o santità attraverso l’azione (o alcune azioni) e dimentica che Dio ci ha amato per primo (cf. 1Gv 4,19). Questo secondo pericolo è particolarmente insidioso nel mondo occidentale.
Il quarto capitolo spiega cinque caratteristiche di santità che il Papa considera particolarmente importanti ai nostri tempi: una fortezza umile, la gioia, la magnanimità, la relazione con gli altri e la preghiera. E il quinto capitolo, infine, è dedicato alla lotta per la santità, perché la vita cristiana sulla terra è lotta permanente contro le tentazioni del diavolo e per annunciare il Vangelo, una lotta in cui ogni cristiano lotta accanto a Cristo, colui che vince nella nostra vita (n. 158). In questa quinta parte ci sono diversi numeri dedicati al discernimento, e mi sembra che sia la prima volta che viene trattato con una tale ricchezza di dettagli negli insegnamenti di Papa Francesco.
Il Papa non pretende di aver detto tutto sulla chiamata universale alla santità. Vuole solo risvegliare il desiderio di Dio, di amicizia con Qualcuno che ci ama e vuole vivere con noi sempre e senza altre intenzioni. Per questo ci stimola e ci invita a esaminare il nostro cuore, avvertendo anche dei possibili pericoli che possono presentarsi in questa grande avventura che è la nostra vita.
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