"Perdono e conversione": una relazione necessaria
"Il perdono è il più grande dono che noi possiamo fare o ricevere" e per poterne beneficiare serve un processo attraverso il quale "perdono e conversione siano costantemente rinnovati". Lo ha affermato Antonio Malo, ordinario di Antropologia presso la Facoltà di Filosofia dell'Università della Santa Croce, alla Giornata di formazione su Perdono e conversione. Un percorso tra psicologia e religione, organizzata il 12 novembre 2016 dall'ISSR all'Apollinare.
Centrando il suo intervento sulle relazioni interpersonali, Malo ha definito il rapporto tra conversione e perdono una "relazione necessaria". "Sia per la vittima che per l'aggressore serve una conversione del cuore" e se il male non viene assimilato, "si crea una situazione cristallizzata e un'ossessione che blocca entrambi i soggetti coinvolti".
Di "binomio inscindibile" ha invece parlato il biblista Giuseppe De Virgilio, docente presso la Facoltà di Teologia e l'ISSR all'Apollinare, il quale ha analizzato gli aspetti teologici contenuti nel racconto della Passione nel Vangelo di Luca.
La mattinata si è conclusa con l'intervento di Wenceslao Vial, docente di Psicologia e vita spirituale alla Santa Croce, che ha spiegato come l'uomo debba tendere all'armonia cristiana che è "amare il bene in Cristo". Si tratta di un uscire da sé stessi, "in un processo libero e consapevole che proietta verso il senso della vita, verso l'assoluto, quindi verso Dio".
Nel pomeriggio, Stephan Kampowski, ordinario di Antropologia filosofica all'Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, ha definito la misericordia come il "sollevare dalla miseria", che non è un semplice non punire, poiché il Signore corregge proprio chi ama. "Espressione dell'amore e non della superbia", essa necessita dunque da parte dell'uomo "una conversione interiore".
Annamaria Costa, docente di Psicologia generale presso l'ISSR all'Apollinare, si è soffermata sul ruolo della religione nella costruzione della propria identità: "la religione interviene come perfezionamento dell'identità e in particolare si inserisce nel concetto umano di 'essere in relazione'. Il sapere di poter essere perdonata risana le ferite della persona".
A tenere l'intervento conclusivo, Pietro Grassi, docente di Storia delle religioni, per il quale la nostra epoca sta soffrendo la perdita di fiducia "nella capacità della ragione argomentativa". Nonostante ciò, non è possibile vivere senza credere, poiché si tratta di "un aspetto troppo indispensabile per l'uomo". Al tempo stesso, bisogna "evitare una fredda religione del calcolo", sapendo che il cristianesimo annuncia proprio che è possibile "ritornare sulla via giusta del credere".
La Giornata ha registrato circa 130 partecipanti, tra studenti dell'Istituto e insegnanti di religione provenienti da varie città.
Sezione: