Ti trovi in:  home | Press Office | Rassegna 2006 | 25.02.06
"L'ORIGINE DELL'UOMO TRASCENDE LE POSSIBILITÀ DELLA SOLA BIOLOGIA": LE CONCLUSIONI DEL CONVEGNO "BIOS" ORGANIZZATO DALL'UNIVERSITÀ DELLA SANTA CROCE

EUROPA CRISTIANA - http://www.europacristiana.it/news_leggi.asp?id=9096 - 25.02.2006 - ore 11.46

ROMA - (24 Febbraio, h. 11.15) - "Nell'origine di ogni uomo ci sono elementi che trascendono le possibilità della sola biologia", mentre "i codici morali che guidano le nostre decisioni sono il prodotto di una evoluzione culturale che include le tradizioni sociali e religiose". E' quanto emerso nel corso del XVI convegno di studio sul tema "Bios. Fondazione filosofica ed epistemologica delle scienze della vita", organizzato a Roma dalla Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Nel corso della due giorni, si è riflettuto sulle scienze della vita, la biologia, la medicina, la neuroscienza "cercando di mettere in luce il modo in cui si concepisce oggi la vita". Si è pertanto messo a fuoco il problema del "rapporto tra vita e materia senza considerare la prima ridotta soltanto ai suoi componenti fisici ma anche evitando un eccessivo 'spiritualismo'".
Il prof. Fiorenzo Facchini, dell'Università di Bologna, presentando gli "argomenti della paleontologia in favore dell'identità umana" ha affermato che "nella storia della vita l'emergenza dell'uomo è segnata dal pensiero riflesso e dalla coscienza. Nella continuità biologica, si riconosce una discontinuità, espressa dalla cultura, che corrisponde a un trascendimento". "Nell'origine di ogni uomo - ha aggiunto la prof.ssa Natalia López-Moratalla dell'Università di Navarra -, c'è un plus di complessità che lo apre a maggiori possibilità rispetto a quelle offerte della biologia. Non si tratta di una maggiore informazione genetica né epigenetica, ma piuttosto di un potenziamento della dinamica dell'unico principio unitario. Nella catena generazionale fino all'Homo sapiens è aumentata la capacità di 'sciogliere' i legami del determinismo biologico, attraverso la crescita della comunicazione interpersonale che poggia sulla parola". La relazione fra identità umana e struttura biologica è stata esaminata dal prof. Martinez J. Hewlett, University of Arizona - Tucson. Di fronte ai tentativi di spiegare tutto ciò che è umano attraverso la comprensione del genoma umano e della sua storia, "la biologia dei sistemi o delle reti rappresenta un mutamento di paradigma filosofico che porta ad una consonanza di linguaggio tra la biologia di base e la filosofia della mente, ricuperando un'analisi coerente dell'imago Dei che includa scienza, filosofia e teologia"
Di particolare interesse anche la relazione del prof. Francisco J. Ayala, dell'University of California - Irvine, semplicemente consegnata ai presenti poiché impossibilitato a partecipare. Nel testo viene messo in evidenza il "trascendimento" dell'uomo sulle leggi della biologia. "Sebbene la propensione a fare giudizi etici trova un fondamento nella nostra natura biologica, i codici morali che guidano le nostre decisioni sono prodotto di un'altra 'evoluzione', l'evoluzione culturale, che include le tradizioni sociali e religiose, contro ciò che affermano alcuni sociobiologi
Alla prof.ssa Maria Chiara Carrozza è stata invece affidata la descrizione dello stato attuale della Bio-Robotica. Attraverso il disegno di sistemi biorobotici, l'ingegneria collabora oggi con la biologia e le neuroscienze nella ricerca di una maggiore comprensione dell'interazione tra dinamismo umano e sistemi artificiali "ma ci pone anche davanti a nuove responsabilità etiche". Nella prima giornata si è invece dibattuto sul problema epistemologico e metodologico della vita: "come definire la vita?" Dal punto di vista filosofico, ha sostenuto il prof. R. J. Cameron della DePauw University, "la concezione aristotelica della vita come teleologia intrinseca sarebbe una valida proposta per la filosofia. Si tratta di una concezione lontana da ogni 'vitalismo' (come invece è stata talvolta interpretata), ma che si muove in una prospettiva naturalista". "La vita presenta una tale specificità - ha affermato a seguire il prof. J. Arana dell'Università di Sevilla - che non può essere assoggettata ad un'epistemologia riduttiva che disdegnerebbe la diversità dell'esperienza, ma deve tuttavia riconoscere la sintesi di unità e diversità".
I prof. Philippe Dalleur, dell'Università della Santa Croce, e Flavio Keller, del Campus Bio-medico di Roma, hanno esaminato le principali caratteristiche che rivelano la vita a livello biologico: "l'incapsulamento omeostatico, che permette descrivere i viventi mediante il paradigma informatico dei Object Oriented Program" - ha affermanto Dalleur - e in particolare "la peculiare interconnessione fra la stocasticità, caratteristica di alcuni processi vitali, e la presenza di principi organizzatori che imbrigliano questa stocasticità per ottenere fini precisi", secondo Keller.