Mons. Velasio De Paolis: Il diritto della Chiesa, un contributo alla riscoperta di senso della vita
Pontificia Università della Santa Croce - 19.01.2006
ROMA (12.11.2006) La Chiesa, anche con il suo ordinamento giuridico, è chiamata a dare un contributo alla riscoperta di senso della vita, particolarmente mediante il senso della norma, che si presenta ogni giorno come cammino entro il quale l'uomo deve mantenersi, proprio per realizzare lo scopo della vita.
È quanto ha affermato mons. Velasio De Paolis, segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, in una conferenza alla Pontificia Università della Santa Croce in occasione del festa accademica di S. Raimondo di Penyafort della Facoltà di Diritto Canonico.
L'ordinamento canonico non è semplicemente un dato di fatto o frutto di una situazione storica, ma una necessità derivante dalla natura stessa e della missione della Chiesa, in ragione dei fini che essa è chiamata a perseguire in modo esclusivo.
La stessa Chiesa cattolica si presenta perciò come un modello unico di società religiosa che ha rivendicato e formulato un proprio ordinamento giuridico, sovrano e indipendente dal potere civile, sulla pretesa di avere una missione propria ed esclusiva, ricevuta da Dio stesso, verso tutti gli uomini.
È particolarmente nel suo ordinamento giuridico che la Chiesa rivela il suo carattere di comunità che vive nel tempo, ma nello stesso tempo è protesa oltre il tempo. In quanto è nel tempo, il suo ordinamento giuridico partecipa dell'esperienza giuridica delle altre comunità umane, in quanto tuttavia è oltre il tempo nel suo ordinamento giuridico risuonano i valori dell'eternità: la legge divina, i valori umani, il rispetto e la dignità della persona.
Sull'esercizio della potestà ecclesiastica, il prelato ha tenuto a ribadire che esso è chiamato significativamente ministerium, non potere. Di fatto particolarmente sulla potestà di governo si ripercuotono le visioni aberranti del diritto e della società che oggi dominano la scena dottrinale giuridica. Ma è anche in questa realtà umana che la Chiesa è chiamata a rivelare la novità evangelica, in forme sempre nuove e conformi alla sua natura: il servizio del potere come atto d'amore di Dio verso gli uomini.
Nel confronto con gli altri ordinamenti, quello della Chiesa si caratterizza in modo particolare per il principio dell'equità, un canone ermeneutico che risponde al carattere d'incessante perfezionamento del sistema canonistico, proteso alla realizzazione del disegno della salvezza. Inoltre, ha ricordato De Paolis, il dialogo del diritto della Chiesa con gli altri ordinamenti civili appartiene anch'esso alla missione della Chiesa, esercitando l'affermazione primaria e fondamentale che spazza via il terreno da ogni positivismo giuridico, ossia l'affermazione dell'esistenza di una legge divina, eterna, naturale e positiva, alla quale ogni altra legge deve conformarsi se vuole rivendicare una sua legittimità.
Il diritto canonico si presenta allora con la pretesa di regolare i rapporti interpersonali attraverso dispositivi legali, partendo non dal fatto della legge in sé, ma soprattutto dal fatto dell'uomo fornito della forza soprannaturale per realizzarsi come figlio di Dio, tanto dal punto di vista individuale come comunitario.
Il vero problema della cultura moderna, della scienza, compresa quella giuridica è quello della mancanza di senso, della frammentarietà del sapere e quindi del pluralismo, che non significa certamente una pluralità di idee che entrano a confronto, per raggiungere la verità, ma semplice rinuncia alla verità ritenuta inesistente o irraggiungibile. Questo conduce ad uno stato di scetticismo e di indifferenza o a diverse espressioni del nichilismo, ha concluso.
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